In my work as a researcher, before and after confirmation, I focus on a basic question that guides my research activities on behalf of the department, my publications, and my teaching experience at national and international level.
In a time when the regulatory frameworks for planning tools are changing inside a context of significant urban transformation in both Italy and abroad, and serious environmental issues are linked to both increased risk and the dwindling availability of finite resources, I have often wondered about the link between the planning tools and the implementation tools that enable the realization of planned theory and form the arrangement and actualization of urban environments. Investigating the tools’ greater or lesser effectiveness in actually shaping the planned transformations, governing their effects and controlling the outcomes. Something happens, for a long time I’ve wondered, between the planning theory, usually an admirable projection of a foreseeable future, and the physical transformation of the landscape, which isn’t always as admirable but riddled with problems of quality, sustainability and compliance that are more or less expected, depending on the given problem-solving capabilities, at least for those problems which had been factored in. There exists a significant discrepancy between the development of a large scale project, be it inspired by a strategy or a structure; the building of a city and its transformations, large or small; and the daily management of what the construction process leaves on the ground.
Durante la mia attività di ricercatore, prima e dopo la conferma, mi sono concentrato soprattutto su una questione di fondo, che ha orientato la mia ricerca, la mia attività per conto del dipartimento, le mie pubblicazioni e la mia esperienza didattica, a livello nazionale e internazionali.
In un periodo di cambiamento dei quadri di riferimento normativi sulla strumentazione urbanistica, e contestualmente di cospicue trasformazioni urbane, in Italia e all’estero, e di forti problematiche ambientali legate sia all’aumento del rischio che al ridursi delle risorse finite disponibili, mi sono molto interrogato su quale sia il legame tra la strumentazione per la pianificazione, la strumentazione attuativa che permette il realizzarsi delle ipotesi di pianificazione e le forme, le tipologie e gli ambienti urbani effettivamente realizzati, indagando sulla maggiore o minore efficacia della strumentazione nel dare corpo realmente alle trasformazioni pianificate, governandone gli effetti e controllandone gli esiti. Qualcosa accade, mi sono chiesto da tanto tempo, tra le ipotesi di pianificazione, di solito proiezioni mirabili su un futuro che ci si aspetta, e le trasformazioni fisiche del territorio, non sempre altrettanto mirabili, e cariche di problemi legati alla qualità, alla sostenibilità, alla rispondenza maggiore o minore alle aspettative e all’efficacia reale nel risolvere i problemi, quanto meno quei problemi per i quali le stesse previsioni erano state avanzate. C’è un salto, importante e rilevante, tra la costruzione dei quadri a scala vasta, siano essi ispirati alla strategia o alla struttura, la costruzione della città e delle sue trasformazioni piccole o grandi, e la gestione quotidiana di ciò che l’attività di costruzione lascia sul terreno.
The question that I ask myself has influenced my research in Italy, which focused on the correlation between the physical transformation of the landscape and the planning process that enables it, as well as my research activities abroad and in collaboration with the American universities, the focus of which was identifying the physical effects governed by specific transformative tools that differ from our own – not necessarily more effective ones, but capable of injecting a substantial dose of transformation and dynamism into the urban environment. With this duplicate outlook, my research and science in general, focus on the analysis of urban planning tools, both in structural planning and its implementation; and consider the physical transformations of today’s urban environment by studying both the environmental risks as well as the form and type of transformations, with attention to new themes, affecting Italy and abroad. Contextually speaking, the foundation of my research is implemented in concrete works and in a numerous consultancies and collaborations, many of which were conducted through the retrieval and the coordination of contractual agreements for the Department of Architecture and Urban Studies, which I gladly reference, and in the management of which I was able to experiment and express my thoughts, which have helped enrich my scientific output. Similarly, I have also spoken at conferences and seminars, for the most part abroad, about the results of my research.
La domanda che mi sono posto ha così riguardato la mia ricerca in Italia, principalmente orientata al tema della rispondenza tra le trasformazioni fisiche del territorio e il processo di pianificazione che le consente o le permette, e la mia attività di ricerca all’estero, in collaborazione con alcune università americane, principalmente orientata al leggere gli effetti fisici delle trasformazioni governate da particolari strumenti attuativi, diversi dai nostri, non necessariamente più efficaci ma tali da garantire una cospicua dose di trasformazione e di dinamismo negli ambienti urbani. Con questo doppio sguardo, la mia attività di ricerca e scientifica in generale, ponendo al centro l’analisi sulla strumentazione urbanistica sia di pianificazione strutturale che attuativa, ha letto le trasformazioni fisiche degli ambienti urbani di oggi, studiando al contempo le tematiche di rischio che l’ambiente comunque subisce e le forme che la tipologia di trasformazione e l’attenzione a nuove tematiche come il consumo di suolo stanno producendo, in Italia e all’estero. Contestualmente, i presupposti della mia indagine sono stati applicati ad alcuni lavori pratici e a parecchie consulenze e collaborazioni, condotti anche attraverso il reperimento e il coordinamento di numerose convenzioni per il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani al quale felicemente afferisco, nella gestione delle quali ho potuto sperimentare e dimostrare le mie considerazioni, che hanno così contribuito ad arricchire la mia produzione scientifica. Analogamente, ho presentato a convegni e seminari, per lo più all’estero, i risultati della mia ricerca.
The path of my research, which is expressed here in detail, and which includes my work on the department’s contractual agreements and my teaching activities, have allowed me to work in the traditional niche of urban reformism from which I came, and to which I feel I belong: investigating and innovating, exactly implementing the previsions, observing how the implementation tool and its connotations, its relationship with the broader context of planning and the local Regulatory Model affects the form of built spaces: in housing and built urban systems.
Il percorso di ricerca che ho seguito, che qui viene dettagliatamente esposto e che ha riguardato la mia partecipazione alle attività di ricerca, il mio lavoro per le convenzioni del dipartimento e la mia attività didattica, mi ha permesso di lavorare nell’alveo della tradizione dell’urbanistica riformista da cui provengo e alla quale con decisione mi sento di appartenere, indagando e innovando proprio la dimensione attuativa delle previsioni, osservando come lo strumento attuativo, la sua connotazione, i suoi rapporti da un lato con il contesto più vasto della pianificazione e dell’altro con il sistema regolamentativo locale, influisca notevolmente nelle forme degli spazi urbani costruiti, nelle tipologie insediative e nei sistemi urbani realizzati.
My research has followed this subject matter, both in Lombardy and in mainstream regional reform, which began with the Regional Law no. 12 of 2005, both at national and international level, from searching for the links that would allow planning to express ideas that were feasible and design ideas supported by the desires of those who would ultimately live with them, to managing the development of transformative urban planning, to allowing the city to grow and transform through quality spaces and the management of sustainable environments the impact of which is controlled. All this, and above all, producing urban wellbeing and liveability for people, the stakeholders and end users who live in many different ways.
La mia ricerca è proseguita proprio su questi temi, sia nel contesto lombardo e nell’alveo della riforma urbanistica regionale cominciata con la Legge Regionale 12 del 2005, sia a livello nazionale ed internazionale, alla ricerca dei legami che permettano alla pianificazione di esprimere previsioni effettivamente attuabili e disegnare visioni supportate dalla volontà di chi le dovrà vivere, alla progettazione urbana di governare la costruzione delle trasformazioni, alla città di crescere o trasformarsi attraverso spazi di qualità e alla gestione di maneggiare ambienti sostenibili e dall’impatto controllabile. Il tutto sopratutto producendo benessere urbano per le persone, gli attori, gli utilizzatori che le vivono, in vario modo.
The structure of my work and research have been generally acknowledged through the way in which urban environments have evolved in recent years; specifically, the most recent trends have proven inherently more challenging in understanding what is happening: in many contexts a blending between the urban and the suburban dimensions is taking place, between the well-established trends of transformation of the innermost part of the city and the more frequent episodes of re-urbanization in suburbia, thanks to new speeds and tools, which might be capable of redesigning a spatial model that is no longer rigidly defined as city and not-city.
L’impostazione che ho dato alla mia ricerca e alla mia attività hanno avuto una generale conferma dal modo nel quale gli ambienti urbani sono evoluti recentemente e soprattutto proprio la recente evoluzione ha posto una sfida in più insita nell’osservare ciò che sta accadendo: in moltissimi contesti sta avvendo un rimescolamento delle carte tra la dimensione urbana e quella suburban, tra fenomeni ormai consolidati di trasformazioni delle parti piu interne delle città ed episodi sempre più frequenti di ri urbanizzazione dei sobborghi, attraverso velocità e strumenti nuovi, capaci forse di ridisegnare un modello territoriale non più cosi determinatamente rigido tra città e non città.
The latest findings arising from my research are evident throughout my most recent publications.
In the publication “Master planning the adaptive city”, I expound some of the findings from the research I carried out in collaboration with the American universities of New York and Miami, working on the masterplan tool, which is capable of expressing previsions on a far vaster scale, and test the regulations on housing under which every transformation takes place, and offering a basis for sharing and building consensus that is immediately visible and comprehensible. To the point of identifying and proposing, in the publication, a path along which the implementation tools could be articulated even in Italy, starting from these very three characteristics.
In the publication “Il piano che c’è. Disegno e regole alla prova dell’evoluzione delle regioni urbane” (“The existing plan. Putting design and regulations to the test of the evolving urban regions”), I collected some of the results obtained through working directly on the new Italian planning processes, specifically in Lombardy, and first and foremost with the PGT (Territorial Municipal Management Plan) and on more specific and detailed tools such as the PGTU (General Plan for Urban Traffic) or all the variety of implementation plans. In the publication, and in general in a first conclusion of my work, I offer some reflections. Italian urban reform has permitted to change the old tools that were inherited through the Law no. 1150 of 1942 and about sixty years of aggressive processes of change and (a failed) balance between speculative thrusts and planning needs. The reformist period has brought to the table new planning tools and processes that are more or less inspired and respectful of the values of reformist urban planning. New tools in the form of plans, specifically council plans. At the precise time when, as always, great tensions manifest across the district and great forces, whether overt or covert, influence slight alterations in the structuring of urban settings, which are now no longer decipherable as before. Redevelopments, physical saturation of most of the areas and spaces available, emergence of new points of reference and new urban events within a continuous built environment, are but a few of the themes that simultaneously modify the urban structure, resulting in them no longer being considered merely banal suburban areas but a urban region enriched by new urban situations. In this context, my recent research poses the following question: what kind of conceptual, methodological and practical equipment have the new planning tools brought to the hinterland? What tools enable such major trends, which have had such significant impacts on the region, to be first of all, recognized and managed together with the daily micro transformations that the plans themselves were intended to control? A possible answer emerges from a review of study cases, from the municipal planning tools used in some of the Lombardy Province that was directly impacted by these major themes and large-scale metropolitan problems. These case studies highlight how important issues were dealt with in the absence of regional planning tools to solve problems and make decisions appropriate to scale and within the web of a plan and within the opportunities offered within that plan. At a deeper level, the question is how the long process of Italian legislative reform in urban planning – dating back to the nineties’ debate between the supporters of structural settings and those of strategic visions, through the decentralization and the solutions subsequently adopted by each region – has defined effective planning tools and how these tools, beyond a judgment on their structure, but based on the form of the processes that they facilitate and the positive results that they offer, are able to deal with important, large-scale issues of great impact.
I risultati più recenti ottenuti dalla mia attività di ricerca sono evidenti nelle mie pubblicazioni più recenti.
Nella pubblicazione “Master planning the adaptive city”, ho esposto alcuni degli esiti della mia attività di ricerca svolta in collaborazione con le università americane di New York e di Miami, lavorando sullo strumento del masterplan, in grado di esprimere le previsioni di scale più vaste, di sperimentare le regole del contesto insediativo nel quale ogni trasformazione si colloca e di offrire una base di condivisione e costruzione del consenso immediatamente visibile e comprensibile. Al punto di individuare e proporre, nella pubblicazione, un percorso sul quale gli strumenti attuativi anche in Italia potrebbero essere articolati proprio partendo da queste tre caratteristiche.
Nella pubblicazione “Il piano che c’è. Disegno e regole alla prova dell’evoluzione delle regioni urbane”, ho raccolto alcuni risultati ottenuti lavorando direttamente ai nuovi percorsi di pianificazione italiani, soprattutto nel contesto lombardo, in primis PGT (Piano di Governo del Territorio) e strumenti più settoriali quali i PGTU (Piano Generale del Traffico Urbano). Nella pubblicazione, e in generale in una prima conclusione del mio lavoro, propongo alcune considerazioni. La riforma urbanistica in Italia ha permesso di cambiare la vecchia strumentazione, ereditata dalla legge n° 1150 del 1942 e circa sessant’anni di modifiche e i feroci meccanismi di (mancato) equilibrio tra la spinta speculativa e necessità di pianificazione. Il periodo riformista ha permesso che sul tavolo della pianificazione ci fossero strumenti e processi nuovi, più o meno inspirati e più o meno rispettosi delle impostazioni profonde del dibattito urbanistico riformista. Strumenti nuovi, in forma di piani, e soprattutto in forma di piani comunali. Proprio nel momento in cui, tuttavia, e come sempre, grandi tensioni si muovevano sul territorio, e grandi forze, palesi o meno, spingevano ad una strutturazione dei contesti urbani un po’ differente, non più leggibile quanto meno con gli stessi strumenti di prima. Riassetti infrastrutturali, saturazione fisica della maggior parte degli ambiti e degli spazi disponibili, emergere di nuovi punti di riferimento e di nuovi episodi di urbanità all’interno di un continuo costruito, sono solo alcuni dei temi che simultaneamente modificavano la strutturazione delle aree urbane, spingendo a non considerarle più banalmente aree metropolitane ma regioni urbane densamente attrezzate di nuovi episodi di urbanità. In questo panorama, la mia recente ricerca si pone la seguente domanda: quale attrezzatura concettuale, metodologica e pratica hanno offerto i nuovi strumenti di piano per un panorama come questo? Con quali attrezzi hanno permesso che questi fenomeni, così rilevanti e così incidenti sull’assetto delle regioni urbane, potessero essere percepiti, prima di tutto, e governati insieme alle micro trasformazioni quotidiane che i piani stessi erano chiamati a controllare? La risposta che sembra emergere è leggibile attraverso una rassegna di casi studio, di strumenti di piano comunali per alcuni territori lombardi direttamente impattati da grandi temi e da grandi problemi di scala metropolitana. In questi casi studio si evidenzia come temi importanti siano stati trattati, in assenza di altri strumenti di pianificazione territoriale in grado di risolvere problemi e decisioni alla scala opportuna, all’interno delle maglie del piano e all’interno delle possibilità che il piano offriva. Più profondamente, ci si interroga di come il lungo processo di riforma della legislazione urbanistica italiana, a partire dal dibattito degli anni Novanta tra fautori di impostazioni strutturali e sostenitori di visioni strategiche, attraverso il decentramento e le soluzioni che ogni regione ha poi adottato, abbia definito strumenti di piano effettivi, e di come questi stessi strumenti, al di là del giudizio sulla loro struttura, sulla forma dei processi che intavolano e sulla positività dei risultati che offrono, siano in grado di affrontare temi rilevanti, importanti, di grande scala e di grande impatto.
Through my most recent publication “From city to region”, which, after observing the ways in which less recent urban transformation was conceived and implemented, and after considering the way in which it evolved in Italy, from the planning tools and the vision, I attempt to synthesize based on the observation of more recent events. For various reasons, transformation appears to be the most prevalent process of city-making; depending on the position and size, and depending on the capacity of the most comprehensive plans to grasp the potential, the transformation not only takes on the old role of regenerating less shiny areas of the city, but also the new role of pushing urbanity where before there was none, beyond the established boundaries, into the suburbs and the hinterland. This is a development that opens up a world that my research, through participation in funded research projects such as the PRIN, began to grasp and, which the literature has only partially began to classify. Because if it is true that some transformations are able to bring urbanity where it does not exist, we have the opportunity to take the concept of urbanity, as we have always understood it, less for granted and we can redefine it in terms of behavior, using weight and dimension; at last we have the opportunity to understand the role of the suburbs and the city sprawl and their ability to create an urban ecosystem that is not an alternative to the city; again we have the possibility to think of a new model in which new points of urbanity, connected by special infrastructure or features, or united by spatial systems, reorganize the region, change its borders and allow us to direct our research onto new themes.
E’ con la pubblicazione più recente “From city to region” che, dopo aver osservato I modi nei quali le trasformazioni urbane meno recenti sono state pensate ed attuate e dopo aver tenuto sotto controllo il modo nel quale il contesto lombardo evolveva dal punto di vista della strumentazione urbanistica, la concentrazione tenta una sintesi, forte dell’osservazione dei fenomeni più recenti. Le trasformazioni, per varie ragioni, si affermano come modalità più evidente e diffusa di fare città (city making); a seconda della loro posizione e dimensione e a seconda della capacità dei piani più generali di coglierne le potenzialità, le trasformazioni assumono non solo il vecchio ruolo di rigenerare parti di città meno felici, ma il nuovo ruolo di spingere l’urbanità laddove non c’era, fuori dai contesti più consolidati, nei sobborghi, nella regione. Questo è un fenomeno che apre un mondo, che la mia ricerca anche attraverso la partecipazione a progetti di ricerca finanziati come il PRIN ha cominciato a cogliere e che la pubblicazione solo in parte inizia a sistematizzare. Perché se è vero che alcune trasformazioni sono in grado di portare urbanità laddove non esiste, abbiamo la possibilità di dare meno per scontato il concetto di urbanità per come lo abbiamo sempre inteso e possiamo ridefinirlo, in termini di comportamenti, usi, pesi, dimensioni; abbiamo la possibilità di comprendere finalmente il ruolo dei sobborghi e della città diffusa e la loro capacità di produrre un ecosistema urbano non in alternativa alla città; abbiamo la possibilità ancora di permetterci di pensare ad un modello territoriale nuovo, in cui nuovi punti di urbanità, collegati da sistemi infrastrutturali particolari o connessi per funzioni speciali o uniti nel far parte di sistemi territoriali, ristrutturano la regione, ne cambiano i confini e ci permettono di spingere la ricerca su nuovi temi.
In discovering this aspects, and in believing that it would make for a rich field of study filled with practical implications, just as I like it, in terms of implementing previsions, managing implementations within the built city, and thanks also to the great amount of time I spend on research abroad, I have understood the value of urbanism in Italy and of sharing with others some stories of particular value. We have fluctuated between those who sought structure and those who relied upon it to control the dynamics of the city, and those who considered the strategies. Still, we made our way between formal aspects and regulatory issues. Beneath it all, there remains a strong local tradition that is perhaps capable of uniting the different perspectives and indicate a way forward, at a time when the coordinates within the district are changing and leaving us without the adequate tools to understand how it is that we find ourselves in dense urban settings in the middle of the region, and in vacant areas at the center of the city. In our country, a continuity through history and the forms that the built and unbuilt landscape have established, constitute the foundations of Italian urban tradition of which we speak of abroad; my research undertakes to identify a wealth of themes, tools and points of view that are uniquely “ours” yet able to compete abroad.
Nello scoprire questo aspetto, e nel pensare che possa essere un campo fruttuoso di studio, pieno di risvolti pratici come piace a me in termini di attuazione delle previsioni, di gestione delle realizzazioni e della città costruita, e anche grazie al tanto tempo passato a fare ricerca anche all’estero, ho compreso il valore del fare urbanistica in Italia e del raccontare agli altri alcune cose di particolare interesse. Abbiamo oscillato tanto tra chi cercava la struttura e chi ad essa si affidava per controllare le dinamiche della città e chi pensava alle strategie. Ancora, ci siamo mossi tra aspetti formali e questioni normative. Di fondo, restava e resta una tradizione territorial fortissima, capace forse di accomunare I diversi sguardi e di segnarci ora proprio la strada, di fronte a fenomeni che cambiano le coordinate del territorio stesso e lasciandoci ancora privi di strumenti di lettura adeguati per capire come sia possibile che ci si ritrovi in contesti urbani nel mezzo della regione e in ambiti spogliati nel centro delle città. La continuità con la storia e le forme che il territorio costruito e non del nostro paese hanno costruiscono la base su cui la tradizione urbanistica italia può parlare all’estero, e la mia ricerca si impegna a costruire un bagaglio di temi, strumenti, punti di vista del tutto “nostri” e in grado di confrontarsi con l’estero.
On the basis of these results, I would like my research to continue to strengthen my relationship with the American context; specifically with the American schools that I’m always in close contact with and with whom I’m developing new opportunities for collaboration and research, and continuing to promote the activities of the Department of Architecture and Urban Studies by proposing and coordinating contractual agreements and collaborations with private developers, local administrations, any other entity interested in our approach to urban planning, or more deeply for the purpose of consulting on draft plans and projects geared towards research, as well as with private subjects in search of support for difficult implementation paths. I consider this part of my work very important because the real test of my scientific research, besides being a civilian expression of the role of scientific academic activity capable of working with administrators and the private players getting my hands dirty and hoping to raise their customary practices, I consider it a valid test of the theories and speculations advanced in the theoretical research itself, and contributing to the dissemination of knowledge that we impart in our classrooms and rooms. I was never able to remain only inside the corridor of my department: the practical work together with those who really build the city and those who must manage it, from its operations to its waste disposal, are the lifeblood to understanding what’s happening and how theory must rest on practice.
To manage these activities, within my department I founded a research unit call Urban Networks Laboratory (www.urbnetlab.com), which provides research and consulting agreements of significant importance such as the one currently underway for the Lombardy Region and devoted to supporting private and public in navigating the difficult path of implementing numerous urban visions. The city is our first objective, alongside the people who call us. Specifically, within this sphere of activity, and through a close collaboration with the hinterland, the initiative, working with what’s there, was born (www.lavorandoconquellochece.com), it seeks to understand how the theme of the production areas is considered, both from the point of view of economic development as well as its treatment in the agenda for the the plan.
Su questi risultati vorrei cosi che la mia attività di ricerca possa continuare, consolidando altresì i miei rapporti con il contesto americano e con le scuole americane con le quali sono sempre in stretto contatto e con le quali sto costruendo nuove ipotesi di collaborazione e di ricerca, e continuando nella mia volontà di promozione dell’attività del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, proponendo e coordinando convenzioni e collaborazioni con le amministrazioni locali per la consulenza alla redazione di piani e progetti orientati alla sua ricerca, e con soggetti privati in cerca di sostegno su difficili percorsi attuativi. Considero questa parte del mio lavoro molto importante, perché reale banco di prova della mia attività di ricerca scientifica, oltre che segno di un ruolo civile dell’attività scientifica accademica, capace di lavorare con le amministrazioni, e con gli attori privati, sporcandosi le mani e sperando di innalzare la loro consuetudine pratica. Traendone valido test di prova per le teorie e le supposizioni avanzate nella ricerca teorica stessa e contribuendo a diffondere sul territorio il sapere che produciamo nelle nostre classi e nelle nostre stanze. Non sono mai stato capace di stare solo nel corridoio del mio dipartimento: l’attività pratica insieme a chi la città la costruisce davvero e a chi la deve gestire, dai sistemi agli smaltimenti, è linfa vitale per capire cosa succede e come la teoria si costruisce con la pratica. Per contenere queste attività ho fondato un’unità di ricerca nel mio dipartimento, chiamata Urban Networks Laboratory (www.urbnetlab.com) capace di attivare convenzioni di ricerca e di consulenza anche di grande rilievo, come quella in corso con la Regione Lombardia e di spendersi per supportare privati e pubblico nel difficile percorso di attuazione di molte previsioni urbanistiche. Facendo la città, come primo obiettivo a fianco delle persone che ci chiamano. In particolare, all’interno di questo ambito di attività, e proprio con una stretta collaborazione con la Regione, è nata l’iniziativa Lavorando con quello che c’è (www.lavorandoconquellochece.com) intesa a comprendere in che modo il tema dei luoghi della produzione sia considerato sia dal punto di vista dello svilppo economico che dal punto di vista del trattamento nell’agenda dei temi del piano.
Finally, my teaching activity has focused on sharing with the students the recent tradition of town planning and urban design, which together comprise the body of the cultural project of the school in Milan, building on this foundation my research and my observations, and taking care to convey to the students, over time, the close relationship between the implementation tools, the formal results expected, and the actual realization. I teach in town planning, labs and urban design labs, both in Italian and English speaking courses, I’ve been able to get the students to do practical work on all these issues and experiences. Having spent a great deal of time teaching foreign students, I’ve had the opportunity to compare traditions and different realities, above all, to impart a synthesis on urban tradition, which Milan’s DASTU preserves and to reconnect with its strengths, the results obtained over time and the ideas of advancement, attempting to promote the validity of teaching foreign students at the Politecnico di Milano, amongst plans and policies, how our department was articulated over time, I believe this is my key activity. And I believe with passion that teaching constitutes, for me, a significant growth as a scientist and an individual. In my involvement in teaching the courses in English, I set out to carefully but firmly synthesize the Italian tradition of urbanism to students who have other visual references, culture and traditions. Thus discovering that the path covered over the years is remarkable, at least in regard to town planning, a key step in the management of public affairs and one of the most exciting disciplines and subjects in the world, a passion which I constantly try to imbue to my students.
Thus my teaching activity has brought me to be involved with higher levels of learning, from the Alta Scuola Politecnica to stable relationships with many foreign universities, including the State University of New York, with which thanks to me, the Politecnico has just issued a Memorandum of Understanding for the participation in consulting programs and teachings promoted by the United Nations.
Infine, la mia attività didattica si è concentrata nel trasmettere agli studenti la tradizione recente della pianificazione urbanistica e della progettazione urbana che costituisce il corpo del progetto culturale della scuola di Milano, innestando su questa base le mie ricerche e le mie riflessioni, badando soprattutto a far comprendere, nel tempo, agli studenti la relazione stretta tra lo strumento attuativo e il risultato formale atteso e poi effettivamente realizzato. Insegnando soprattutto ai Laboratori di pianificazione urbanistica, di urbanistica e di progettazione urbana, sia nei corsi in italiano che nei corsi in inglese, ho potuto far lavorare gli studenti praticamente su questi temi e su queste esperienze; insegnando molto agli studenti stranieri ho avuto l’opportunità di confrontarmi con tradizioni e mondi diversi, ma soprattutto di operare una sintesi della tradizione urbanistica che il DASTU di Milano conserva, ritrovandone i punti di forza, i risultati ottenuti nel tempo e gli spunti di avanzamento, cercando di promuovere la validità dell’insegnamento agli studenti stranieri al Politecnico, tra piano e politiche per come il nostro dipartimento si è articolato nel tempo. Ritengo centrale questa mia attività, e con passione continuo a pensare che l’insegnamento sia un momento, per me, di fortissima crescita scientifica ed umana. Il mio coinvolgimento nell’insegnamento ai corsi in inglese vorrei servisse per sintetizzare con cura ma con decisione la tradizione dell’urbanistica italiana, da comunicare ed insegnare a studenti che hanno altri riferimenti di immagine, di cultura e di tradizione. Scoprendo così che il percorso fatto, negli anni, è notevole, quanto meno nel considerare la pianificazione urbanistica un passaggio chiave della gestione della cosa pubblica, e una delle discipline e delle materie più appassionanti del mondo, alla quale cerco costantemente di far appassionare gli studenti con i quali mi trovo a lavorare.
Cosi, la mia attività didattica si è aperta ad essere coinvolto con livelli superiori di insegnamento, da Alta Scuola Politecnica a relazioni stabili con molti atenei stranieri, da State University of New York, con la quale grazie a me il Politecnico ha appena stretto un Memorandum of Understanding, alla partecipazione a programmi di consulenza e insegnamento promossi dale Nazioni Unite.
Lastly, in the summer of 2013 I founded a website and launched a project and a blog, www.theblossomavenue.com, a platform for the rapid exchange of information and opinions on matters of international urban planning with an eye on how town planning and urban design in general can improve the conditions, quality and livability of urban environments, and a quick way to collect all my professional experiences. The articles are intended as quick contributions to stimulate the forum that I promote through the social networks, for the purpose of building an ever-growing community of conduits capable of sharing new ideas on town planning activities. Once again reformist, because it is strongly connected to the daily activities of man and of his life within the urban environment. Underlying once again, the unbridled passion for the cities and its urban settings. This is the subject I’m currently working on; to understand how there could be a new reformist phase, specifically, when considering urbanity and the planning process as a human activity with enormous impacts and potential for urban wellbeing, and to discover networks in the reconstruction of historic settlements, and to seek out the new episodes of urbanity spreading through the hinterland. Since 2015 the publication of articles has been entrusted to:
www.urbnetlab.com
Da ultimo nell’estate del 2013 ho fondato un sito e lanciato un’iniziativa e il blog www.theblossomavenue.com, come piattaforma di scambio rapido di informazioni e punti di vista su temi di urbanistica internazionale, con un occhio al modo nel quale l’urbanistica e la pianificazione in generale possano aumentare le condizioni di buona qualità e di vivibilità degli ambienti urbani. Gli articoli sono intesi come contributi veloci di stimolo ai forum che parallelamente alimento su social networks, con lo scopo di costituire una comunità sempre più larga di afferenti capaci di condividere un punto di vista nuovo sull’attività urbanistica. Riformista di nuovo, perché fortemente connessa alle attività quotidiane dell’uomo e della sua vita negli ambienti urbani. Rimarcando infine la passione smodata verso le città e i contesti urbani. Su questo tema sto lavorando ora, comprendendo come ci possa essere forse una fase nuova riformista, proprio nel considerare l’urbanistica e l’attività di pianificazione come azione umana, di fortissimo impatto e potenzialità nella produzione di situazioni di benessere urbano, da ritrovare nella ricostruzione delle reti storiche dei sistemi insediativi e da ricercare nei nuovi episodi di urbanità che nelle regioni metropolitane si stanno diffondendo. Dal 2015 la pubblicazione degli articoli è stata affidata a:
www.urbnetlab.com
In 2013 Skira publisher collected most of my projects in a volume published in Italy and in the United States through Rizzoli, and presented it in February 2015 at the Moma – The Museum of Modern Art in New York
www.rizzoliusa.com
The Blossom Avenue ha raccolto altresì la mia attività professionale, di urbanista e di architetto, in Italia e in altri paesi del mondo. Skira ha inteso nel 2013 raccogliere la maggior parte dei miei progetti in un volume edito in Italia e negli Stati Uniti con Rizzoli, presentato nel Febbraio del 2015 al Moma – Museum of Modern Art di New York
www.rizzoliusa.com